Martis
Il piccolo paese, culla del tempo, dove la natura ha trasformato gli alberi in pietre.
Adagiato tra dolci colline Martis è un altro piccolissimo gioiello di cui è costellata l’Anglona. Con appena 500 abitanti custodisce una storia antichissima.
Comprende zone di grande interesse paesaggistico ed ambientale, come la gola di Badde Traes e la foresta pietrificata, e storico archeologico, alcuni siti tra i più antichi dell’Isola e la bellissima chiesa di San Pantaleo.
La profonda gola di Badde Traes, scavata dal Rio Masino (noto anche come Rio Iscaneddu), è l’unica valle della regione i cui versanti si ergono a strapiombo sull’alveo del torrente. Tra le sponde di questa forra, tra il rosso della trachite e il verde della vegetazione, si snoda il percorso del torrente, per arrivare nella località Triulintas, dove un alto gradino di 15 metri, a valle della confluenza del Rio Pontisella nel Rio Masino, genera una cascata che rende l’intera vallata un luogo incantato.
Ma c’è un altro scenario a Martis davvero magico: la foresta pietrificata di Carrucana, che occupa mille metri quadri della bassa Anglona. L’affascinante metamorfosi in pietra degli alberi è legata a intensi fenomeni vulcanici di milioni di anni fa. E a Martis si presenta uno spettacolo incredibile che porterà i visitatori ad ammirare la straordinaria potenza della natura nelle splendide permineralizzazioni a opale, calcedonio e cristalli di quarzo e silicizzazioni che hanno completamente trasformato i vegetali in minerali.
E se la natura dimostra il lento scorrere del tempo con le sue metamorfosi, altrettanto ha fatto l’uomo a Martis, dove ha lasciato tracce tra le più antiche della Sardegna. I materiali litici rinvenuti a Serra Preideru, infatti, insieme a quelli di Perfugas e di Laerru, risultano essere i soli ritrovamenti ascrivibili al Paleolitico medio-inferiore della Sardegna. Si tratta di utensili come raschiatoi e grattatoi scheggiati dagli uomini preistorici nella selce, una roccia durissima assai diffusa nella regione anglonese.
Nel territorio di Martis si trovano 12 nuraghi non tutti ben conservati, disseminati lungo l’altipiano che borda la valle di Badde Traes, sui rilievi di Monte Franco e Monte Seine, degni di nota soprattutto il nuraghe Sas Molas, un monotorre dalla caratteristica alternanza cromatica dei filari di trachite rossa e di calcare bianco e il nuraghe Monte Franco che domina dall’alto dell’omonimo colle un’area vastissima che offre uno splendido panorama. Proprio alle falde di Monte Franco
sono stati ritrovati utensili ceramici o in pietra silicea lavorata, fabbricati da uomini del Neolitico vissuti intorno a 6000 anni fa.
Martis, il cui nome deriva forse da Marte, il dio della guerra, probabilmente ospitava un tempio romano a lui dedicato. Nel corso del Basso Medioevo invece è stata costruita la chiesa di San Pantaleo, tra il XIII e il XIV secolo con forme romanico-gotiche. La pianta è divisa in tre navate da pilastri che sostengono archi a tutto sesto al centro e a sesto acuto ai lati. La facciata è dominata da un portale romanico e un rosone bicromo. La cappella maggiore ospitava il Miracolo di san Pantaleo, opera del manierista Andrea Lusso (1595), oggi custodita nella parrocchia di San Giuseppe, che oltre al dipinto ospita la statua Dormitio Virgini risalente al XIV secolo.
Di architettura gotica è la chiesa di San Giovanni (XVII), dove è allestito il museo diocesano in cui si possono ammirare i paramenti liturgici, argenti sacri, calici, corone, pissidi e statue, tra cui il crocifisso seicentesco usato per s’Iscravamentu della Settimana Santa.
A Martis è possibile anche visitare la mostra permanente sulla civiltà agropastorale. una preziosa collezione di antichi utensili, strumenti e suppellettili, testimoni della cultura e della tradizione artigianale, contadina e pastorale. Allestita al piano terra della casa Puliga-Dettori, la mostra è curata dal professor Gian Carlo Pes.