Nulvi

Il paese dei nuraghi, delle chiese e dei miracoli
A 500 metri sulle pendici del monte San Lorenzo, altopiano nel cuore dell’Anglona, sorge Nulvi, un luogo dal passato importante che vanta la maggior concentrazione di nuraghi in Sardegna per estensione di territorio, se ne contano almeno 80 e 25 tra chiese e conventi.
Il paese ha svolto un ruolo centrale in Anglona nel Medioevo, tanto da diventarne per un certo periodo il “capoluogo”. Dalle prime testimonianze scritte, databili intorno all’anno mille, risulta che Nulvi appartenne al Giudicato di Torres (o Logudoro) ed in particolare alla “curatoria” dell’Anglona. Nel 1420, quando la Corona d’Aragona sottomise l’Isola al proprio dominio, Castelsardo resistette ai ripetuti assedi catalani, ma nel 1448 dovette cedere. Gli Aragonesi, forse per punire tanta resistenza, preferirono organizzare il nuovo sistema amministrativo attorno alla “villa” di Nulvi che assunse perciò il ruolo di capoluogo.
Il paese però visse un altro periodo di splendore anche in un passato molto più lontano. L’area era infatti densamente popolata in epoca nuragica, a dimostrarlo la presenza di oltre 80 nuraghi alcuni dei quali davvero particolari che meritano senz’altro una visita, come il nuraghe quadrilobato Alvu, noto anche come “Il nuraghe bianco” per il materiale con il quale venne edificato: tufo bianco. Il nome infatti, deriva da “alvu” che in sardo significa bianco e dal latino “albus”. Una struttura complessa con un corpo centrale rinserrato tra quattro torri, che in origine si trovava al centro di un villaggio.
Il nuraghe Orcu invece, molto più semplice nella forma rispetto ad Alvu è comunque interessante in quanto conservato quasi integralmente. Al suo interno è stato rinvenuto un bronzetto che raffigura un uomo in groppa a un bue in atteggiamento di preghiera. Accanto al nuraghe si trovano pochi resti di una tomba dei giganti.
Per gli appassionati di archeologia Nulvi rappresenta una fonte inesauribile di studio e osservazione, nel suo territorio infatti è presente il tempio sacro a pozzo Irru. Interamente costruito con conci di calcare bianco perfettamente squadrati, è stato edificato con la tecnica isodoma, cioè con pietre di grosse e medie dimensioni disposte in filari orizzontali che vanno restringendosi dal basso verso l’alto. Il pozzo vero e proprio è di forma perfettamente circolare e al suo interno è presente ancora la sorgente d’acqua.
Da ricordare anche Orria, un nuraghe con accanto una tomba dei giganti e i resti di una vera e propria necropoli.
A testimoniare il ruolo centrale svolto da Nulvi in passato, la presenza di ben 8 chiese e due complessi monastici nel solo centro abitato. Spicca la trecentesca chiesa dell’Assunta. Originariamente si chiamava Chiesa di santa Maria del Fiore, divenuta parrocchiale dal 1605 le fu cambiato il nome in Chiesa della Vergine Assunta. Interessante anche la chiesa di San Giovanni, che ormai è inglobata all’interno dell’abitato, fondata attorno al 1100 e ricostruita interamente nel 1600 dai Francescani fu abbandonata per il Convento di Santa Tecla.
In questa chiesa, “Cunventu ‘e giosso” per i nulvesi, sono avvenuti due miracoli catalogati in Vaticano, il miracolo della campana che suonava da sola, “se tocava da por si”e il miracolo della Madonnina del Rimedio, una piccola tela raffigurante la Vergine con il bambino, pare misteriosamente trovata nell’orto del convento, che durante una veglia di preghiera per chiedere la cessazione di una terribile pestilenza, esattamente il 25 aprile del 1652, parlò ai fedeli dicendo «Io sono la vostra salvezza, io sono il vostro rimedio». La peste a Nulvi cessò prima che altrove grazie a questo prodigio.
La grande importanza che ha avuto questo convento è dimostrata oltre che dai pregevoli dipinti su tela (di cui uno dell’esule fiorentino di formazione tardo manierista Bacio Gorini), dalla presenza della Porta Santa. Altro Complesso monasteriale con annessa Chiesa è quello di San Bonaventura dove vissero i Minori conventuali; la Chiesa (nota anche come Chiesa di San Sebastiano) presenta caratteristiche analoghe alla Chiesa di Santa Tecla, con i suoi pregevoli altari lignei policromi di foggia tardo barocca, come del resto ci si può aspettare dalle tipologie prescelte dai frati.
Grande importanza riveste anche la Chiesa dell’Oratorio di Santa Croce dove, oltre alla semplicità dell’impostazione strutturale – (che appare molto prossima a quella della Chiesa del Rosario, posta al centro del paese quasi a fianco della Parrocchiale) – è presente un sepolcro dove viene conservato il simulacro del Cristo utilizzato per i vari riti della Settimana Santa – culminanti oltre che nel tradizionale rito de “S’Iscravamentu” – anche nell’ormai secolare rito de “S’Incontru”, momento in cui la Madonna, portata a spalla dagli Apostoli, incontra il Cristo Risorto, portato invece a spalla dai Confratelli della Confraternita Santa Croce.
La ricchezza delle chiese di Nulvi comprende un altro oratorio sito nei pressi della Chiesa Parrocchiale: si tratta della Chiesa di San Filippo Neri che, attualmente sconsacrata, custodisce per tutto l’anno i Candelieri, enormi strutture a forma di tabernacolo che in occasione della Festa dell’Assunta, che si tiene tutti gli anni a Ferragosto, vengono portati in processione per le vie del paese in segno di ex voto fatto per far cessare una pestilenza che nel XII° secolo imperversò nel territorio di Nulvi ed in tutta la Sardegna, mietendo migliaia di vittime. La festa dei Candelieri che si tiene a Nulvi, a detta degli studiosi, è tra le più antiche dell’isola.