Alghero
Meta isolana prediletta dai turisti che apprezzano le infinite bellezze
Conosciuta anche come la Barceloneta sarda, Alghero quinta città della Sardegna per numero di abitanti, costituisce un’isola nell’isola dal punto di vista linguistico, infatti vi si parla il catalano.
Il nome della città ha derivazioni incerte, ma l’ipotesi più accreditata è che provenga da Aleguerium (alga), per la notevole quantità di Posidonia Oceanica che si deposita sul suo litorale sabbioso.
Alghero è porta dell’Isola, grazie all’aeroporto di Fertilia. Le passeggiate lungo i bastioni del porto, i tetti rossi che toccano il cielo e la splendida insenatura naturale affacciata sul mare smeraldo la rendono una delle mete turistiche più amate dell’Isola. Il suo litorale lungo circa 90 chilometri, è detto Riviera del Corallo: qui vive la maggiore colonia di corallo della qualità più pregiata.
Anche Alghero come quasi tutti i centri del Nord Sardegna ha visto sorgere i suoi primi insediamenti umani nel Neolitico, testimoniati dagli importanti ritrovamenti avvenuti nella Grotta Verde, grotta sul promontorio di Capo Caccia. In età nuragica poi, il territorio fu densamente popolato, sono stati censiti 90 nuraghi, intorno a molti dei quali sono stati individuati dei villaggi. Non sono molto numerose le tombe dei giganti in quanto, come sepolture vennero riutilizzate le domus de janas risalenti a un’epoca precedente. Importanti dal punto di vista archeologico le necropoli di Santu Pedru, la prosecuzione di quella di Anghelu Ruju, e i villaggi nuragici di Palmavera e di Sant’Imbenia.
Sicuramente fu forte la presenza dei Romani, ne sono testimonianza moltissimi ritrovamenti, come la necropoli punico-romana di Sant’Imbenia nella Baia delle Ninfe (nome derivante dalla foca Monaca che molti decenni fa viveva nel golfo). Ex-voto di epoca romana e vasche in opera cementizia attestano la continuazione del culto presso un pozzo sacro nuragico in località “La Purissima“. Il ponte romano di Fertilia sul canale che unisce lo stagno di Calich al mare, in origine a 24 arcate, collegava il Ninpheus Portus con la stazione romana di Carbia e venne ristrutturato in epoca medievale. Alle pendici di monte Carru, è venuta alla luce una necropoli con oltre 400 tombe databili tra il periodo repubblicano ed imperiale.
La nascita vera e propria di Alghero si fa risalire al XII secolo, quando alla nobile famiglia genovese dei Doria venne concesso di fondarne il primo nucleo storico nella costa sguarnita della curatoria di Nulauro nel Giudicato di Torres. Secondo alcuni studiosi, tra cui l’archeologo dell’Università di Sassari Marco Milanese, la fondazione della città da parte dei Doria sarebbe tuttavia da postdatare di circa 150 anni, intorno alla metà del XIII secolo.
Dopo alterne vicende e gli scontri tra Aragonesi e Genovesi, Alghero finì sotto il dominio aragonese e il 28 agosto 1501, le venne conferito il titolo di Città Regia. Nel 1720 il Regno di Sardegna passò alla Casa Savoia, senza che questo avesse apportato mutamenti alla tradizione culturale e linguistica di Alghero.
Le mura gialle e le case antiche rievocano le origini catalane del paese, così come gli edifici religiosi, tra questi la cattedrale di Santa Maria, una delle chiese più grandi della Sardegna. Venne costruita a partire dal XVI secolo, e la durata notevole della sua costruzione si rileva nella commistione notevole di stili, anche se può considerarsi prevalente il gotico catalano. Nel 1730 la chiesa, dopo essere stata ornata da artistici arredi marmorei in seguito ad imponenti e interminabili lavori di restauro, venne riconsacrata e solo nel 1862 si costruì la nuova facciata neoclassica in sostituzione di quella tardorinascimentale.
E poi la chiesa del Carmelo, nel centro storico di Alghero, a ridosso delle fortificazioni aragonesi. La fondazione della chiesa, ufficialmente il 12 dicembre 1644, coincide con quella del vecchio convento e fu opera di due carmelitani catalani, Briòs e Brunacho che, grazie ai lasciti e alle donazioni della gente del posto, acquistarono tre edifici attigui, poi trasformati in un grande spazio religioso comprendente chiesa e convento – quest’ultimo non più esistente a causa di un incendio che lo distrusse nel 1889. Da visitare anche la chiesa di san Michele, con la caratteristica cupola in maiolica colorata, divenuta uno dei simboli di Alghero e quella di Sant’Anna in stile tardo-rinascimentale.
Durante la passeggiata ad Alghero, non possono mancare due tappe: Casa Manno, centro di ricerca con un ricco patrimonio di quadri, arredi, libri e manoscritti e il museo del Corallo. Alghero
è famosa per la lavorazione del corallo, che nell’arte manifatturiera locale viene unito all’oro in un felice connubio artistico che si esprime nella produzione di bellissimi gioielli.
Alle attrazioni turistiche di carattere storico culturale si aggiungono quelle ambientali e paesaggistiche. Uno splendido litorale offre spiagge meravigliose. Quella più nota è Le Bombarde: acque trasparenti, fondale sabbioso e limpido, meta di famiglie con bambini, giovani e appassionati di surf. Ad appena un chilometro di distanza, c’è il Lazzaretto, dieci calette con sabbia chiara e sottile. Un po’ più distante, all’interno della baia di Porto Conte, la rilassante spiaggia di Mugoni, sabbia dorata che si immerge in acque placide di un mare sempre calmo e cristallino, un’oasi totalmente riparata. In piena città, invece, c’è lo splendido Lido di San Giovanni, mentre, poco fuori dal centro abitato, le dune di sabbia ricoperte di ginepri secolari di Maria Pia.
Nel 1999 è stato istituito il parco regionale di Porto Conte, che si estende su cinquemila ettari di costa ed entroterra di Alghero. Il territorio, in gran parte pianeggiante, confina col mare per 60 chilometri: spiagge sabbiose si alternano a falesie a strapiombo. Il limite meridionale è la laguna del Calich, che ospita numerose specie animali. A nord ci sono monte Doglia e baia di Porto Conte. Al suo interno sono compresi gli scenari spettacolari delle punte Giglio e Cristallo, di Porticciolo e Cala Viola, le grotte di Capo Caccia e la foresta Le Prigionette, un tempo detta ‘dell’Arca di Noè’ perché vi sono stati introdotti, tra gli altri, daini, cavallini della Giara e asinelli bianchi.
Dal 2002 fa parte del parco l’area marina di Capo Caccia, fondamentale per preservare biodiversità mediterranee. Spiccano calcari ricchi di fossili (tra cui le ossa di una specie estinta di cervo a Punta Giglio) e piante rare abbarbicate su rupi costiere. Nelle scogliere più impervie nidifica il rarissimo grifone, mentre a punta Giglio volano falco pellegrino, poiana, barbagianni e corvo imperiale. In tutto nel parco sono censite 35 specie di mammiferi e 150 di uccelli. Enormi massicci precipitano in acqua con pareti costellate di cavità. La spettacolare grotta di Nettuno è la più famosa, con lago interno ed enormi formazioni stalattitiche.